MISSIONI SPAZIALI: Comete e Asteroidi



ICENEARContourDeep Impact
Giotto Deep Space 1Muses-CMissioni future
AltreStardustRosetta


ICE (International Cometary Explorer)
Lanciata il 12 agosto 1978 col nome ISEE 3 nella seconda parte della sua vita ha studiato la cometa Giacobini-Zinner, attraversandone il plasma l'11 settembre 1985. Nel marzo del 1986 ebbe un rendez-vous con la cometa Halley.
Fino al 5 maggio 1997, data in cui la missione è stata dichiarata conclusa, ha continuato a studiare i raggi cosmici e l'emissione coronale del Sole.
Isee 3 dalla NASA

Giotto
foto di Giotto dalla NASA La sonda venne lanciata il 2 luglio 1985 con un vettore Ariane, la sua missione fu quella di incontrare la cometa Halley, di fare delle fotografie del nucleo, di studiare la composizione della chioma cometaria, i processi chimico/fisici che avvengono nell'atmosfera e nella ionosfera cometaria e il plasma che si forma dall'interazione cometa-vento solare.
L'incontro avvenne il 13 marzo 1986 e la sonda si avvicinò fino a 530 km, riuscendo a fotografare il nucleo della cometa.
Purtroppo pochi secondi prima di sfiorare il nucleo di ghiaccio e polveri della Halley la sonda, bombardata da milioni di particelle, perse l'orientamento e non riuscì più a trasmettere né immagini né dati. Fortunatamente il "cervello" della Giotto, un vero gioiello di 6 kg realizzato dall'industria italiana Label, ritrovò l'orientamento e ristabilì i contatti.
Si può dire comunque che la missione Giotto sia stata un successo, anche perché c'è stata una estensione della missione; infatti il 10 luglio 1992 la sonda è passata ad appena 200 km dalla cometa Grigg-Skjellerup.
In questa occasione l'analizzatore di plasma (JPA) ha rilevato la presenza del flusso di ioni cometari già a 600 mila km dal nucleo e ben 12 ore prima del punto di massimo contatto. Il 23 luglio 1992 la missione è stata dichiarata ufficialmente conclusa; il 30 giugno 1999 la sonda Giotto è passata a soli 219000 km dalla Terra.
nucleo della Halley e ombra di Giotto

foto della sonda Sakigake Nell'ultimo passaggio vicino al Sole la cometa Halley è stata "bombardata" di missioni, infatti alla fine del 1984 i russi hanno lanciato le due sonde Vega 1 e Vega 2 per studiarla, così come i giapponesi che ne hanno inviate due all'inizio del 1985: la sonda Suisei e la sonda Sakigake, che, oltre alla Halley, nel febbraio 1996 ha studiato da vicino il nucleo della cometa Honda-Mrkos-Pajdusakova e nel novembre 1998 ha studiato il passaggio della cometa Giacobini-Zinner.

NEAR (Near Earth Asteroid Missions)
Lanciata il 17 febbraio 1996 col vettore Delta II, è stata destinata allo studio di 433 Eros, uno degli asteroidi Near-Earth (prossimi alla Terra) che intersecano ripetutamente e pericolosamente l'orbita terrestre.
Si tratta della prima missione del programma "Discovery" messo a punto dalla NASA per la ricerca interplanetaria e grazie al sistema di "tracking" di NEAR si è potuto stimare il campo gravitazionale dell'asteroide 433 Eros.
NEAR della NASA
Avvicinamento di NEAR a Matilde Per un problema di software la sonda non è riuscita, durante la sua prima orbita, ad incontrare Eros il 20 dicembre 1992, ha però incontrato e fotografato la cometa Hyakutake nel marzo 1996 e l'asteroide 253 Mathilde il 27 giugno del 1997; è stata la prima osservazione ravvicinata di un asteroide di classe C.
Di 253 Mathilde, oltre a prendere delle immagini a colori ad alta risoluzione che ne hanno permesso di studiarne le dimensioni, i colori, e la forma, NEAR è riuscito a calcolare il periodo di rotazione, che si è rivelato molto lento: 17.5 giorni e la densità di 1.7 cm-3.
Grazie al flyby con 253 Mathilde, il secondo tentativo di entrare in orbita attorno ad 433 Eros ha avuto successo ed il 14 febbraio 2000 NEAR si è posizionata in un'orbita ad una distanza di 327 km; ha raccolto dati sulla superficie di 433 Eros per circa 10 mesi durante i quali, per almeno 120 giorni, ha orbitato attorno all'asteroide con un perielio di soli 35 km dal centro di 433 Eros.
collage di foto prese da NEAR in avvicinamento ad Eros
immagine presa a 250 m dalla superficie di Eros e animazione della discesa di NearIl 12 febbraio 2001 la NEAR è scesa sulla superficie di Eros e durante le ultime fasi dell'atterraggio ha trasmesso a Terra 69 immagini ad alta risoluzione della superficie dell'asteroide. Poichè la sonda è sopravissuta all'atterraggio, ha continuato l'analisi del suolo dell'asteroide, permettendo uno studio più approfondito. Grazie all'uso dello spettrometro X e di quello gamma, presenti sulla sonda, lo staff scientifico della NEAR ha potuto calcolare l'abbondanza degli elementi chimici principali di Eros.

Deep Space 1
E' stata lanciata il 24 ottobre 1998 col vettore Delta II (la prima prima lanciata con questo razzo); è la prima missione del progetto NASA "New Millenium Program".
Il 29 luglio 1999 ha incontrato l'asteroide 9969 Braille ad una distanza di circa 26 km., purtroppo per un errore software l'antenna era puntata dalla parte opposta e non si sono potuti prendere dei dati; risolto il problema è stato possibile ottenere sia spettri che immagini (in bianco e nero) della faccia opposta dell'asteroide.
immagine NASA
Ciò ha permesso di calcolare sia le dimensioni che la composizione di Braille (è simile a Vesta).
Originariamente il progetto prevedeva un'incontro con la cometa Wilson-Harrington nel gennaio 2001 e con la cometa Borrelly nel settembre 2001; per i problemi riscontrati la missione è stata modificata ed il 22 settembre 2001 ha incontrato la cometa Borrelly ad una distanza di soli 2000 km, inviando magnifiche immagini del nucleo roccioso e ghiacciato.
lo spettro del vento solare vicino alla cometa Borrelly La sonda ha anche inviato degli splendidi spettri; alcuni, presi ad una distanza di 1 milione e 400 mila km dalla superficie, mostrano il forte legame che esiste tra il vento solare (nell'immagine a lato la banda orizzontale rossa a destra e a sinistra) e la chioma, la nube di polvere e gas che circonda la cometa. All'avvicinarsi della sonda al nucleo il vento solare estrae dalla chioma le molecole di acqua (la banda superiore verde vicino al centro dell'immagine). Nella fase di allontanamento il vento solare rallenta e forma la struttura a V acuta al centro dello spettro.
Quelli relativi al nucleo sono stati presi tra i 90000 km ed i 2000 km di distanza dalla superficie ed hanno mostrato il comportamento del flusso di ioni attorno al nucleo roccioso (il centro della V che si vede nell'immagine). A causa del riscaldamento che subisce tale flusso di ioni giunge fino ad una temperatura di circa 1 milione oK, per cui le bande risultano più larghe e "dentellate" di quelle del vento solare.
La missione del Deep Space 1 è stata dichiarata conclusa il 18 dicembre 2001, prima che la sonda si schiantasse sul nucleo della cometa.
lo spettro della chioma della cometa Borrelly
Oltre a scopi scientifici tale missione aveva degli importanti scopi tecnologici; doveva infatti testare:
il nucleo della cometa Borrelly
  • un nuovo tipo di pannello solare;
  • un sistema di navigazione automatico, basato sulla posizione di asteroidi molto studiati in precedenza;
  • un nuovo tipo di propulsione, basato sull'uso di ioni di Xeno accelerati ad una velocità di 96540 km/h; tali ioni si ottengono facendo perdere all'atomo neutro tutti i 54 elettroni presenti, tramite uno scontro con degli elettroni liberi prodotti da un catodo in una camera circondata da magneti.

Stardust

Realizzata nel tempo record di due anni è la quarta missione del programma "Discovery" della Nasa, la prima missione statunitense dedicata pressochè interamente alla esplorazione di una cometa. logo della missione Stardust
lancio dallo Stardust Ma soprattutto è stata la prima missione "robotica" destinata a riportare del materiale extraterrestre esterno all'orbita lunare.
Lanciata da Cape Canaveral il 7 febbraio del 1999 con un razzo vettore Delta II, il suo compito era quello di catturare dei campioni di polvere interstellare, inclusi quelli provenienti dal flusso che sembra arrivare a noi dalla direzione del Sagittario, di fotografare il nucleo della cometa Wild 2, che ha incontrato il 2 gennaio 2004, e di catturarne la polvere cometaria.
La cattura del materiale cometario e interstellare avviene grazie all'uso del collettore in alluminio ADC e di un disco di "aerogel", cioè di una sostanza inerte microporosa, formata soprattutto da silicati, a bassissima densità (0.02gr/cc una specie di fumo congelato) che ha catturato le particelle con solo trascurabili alterazioni chimico/fisiche. Una faccia del disco è servita per la raccolta dei campioni cometari in prossimità della cometa Wild 2, l'altra faccia per i campioni di polvere interstellari, raccolti a più riprese nel febbraio-maggio 2000 e nell'agosto-dicembre 2002. le varie parti dello Stardust
la foto del nucleo della cometa Wild2 presa da Stardust (NASA) Il 2 novembre 2002 la sonda è passata a circa 3000 km dall'asteroide Annefrank (4 km di diametro), inviandone alcune foto a terra e usandolo per un flyby.
Quando, nel 2004, la sonda ha incontrato la cometa Wild 2 stava effettuando la seconda delle tre orbite attorno al Sole, e dei tre flyby con la Terra, necessari per compiere la sua missione;
Durante il suo viaggio lo Stardust ha stabilito un record, in quanto il 18 aprile 2002, dopo aver effettuato un'orbita e mezza attorno al Sole, ha raggiunto una distanza da questo di 2.74 AU, pari a 407 milioni di km, la distanza maggiore mai raggiunta da una sonda ad energia solare. Bisogna ricordare che oltre l'orbita di Marte il flusso della luce solare è il 13% di quella che arriva sulla Terra.
La Stardust oltre a raccogliere campioni da riportare a Terra grazie agli strumenti presenti a bordo (CIDA e WSD) hnno misurato la massa delle particelle di polvere, la densità del loro flusso e ed hanno fatto una prima analisi del materiale incontrato.
Sarà interessante non solo analizzare il campione di materiale cometario e di polvere interstellare, ma confrontare tra loro la composizione di questi granelli di polvere, valutando se esiste un chiaro collegamento tra di loro, come molti bioastronomi ed esobiologi sostengono.
Lo studio della materia catturata dalla Stardust si rivelerà essenziale per comprendere la formazione del Sistema Solare e per conoscere il contributo alla nascita della nebulosa protoplanetaria da parte della materia interstellare preesistente.
Come previsto che il 15 gennaio 2006 la Stardust ha riportato a Terra i campioni, infatti la capsula di rientro, grazie a dei paracaduti, è atterata nel deserto dell'Utah con circa 57 kg di materiale, da qui è stata trasportata in elicottero al vicino Centro militare dell'Aereonautica e sistemata in una camera asettica temporanea appositamente attrezzata.
L'apertura della capsula con i campioni riportati dallo spazio
In seguito è stata trasportata all'interno di una cassa di alluminio, sempre in elicottero, al Johnson Space Center di Houston dove è stata aperta per estrarne i campioni.

CONTOUR (Comet Nucleus Tour)
disegno di CONTUR dalla NASA Il Comet Nucleus Tour era una missione del programma Discovery della Nasa, partita il 3 luglio 2002 il suo compito era di fotografare i nuclei cometari e fare delle mappe spettrali delle zone contenenti gas e polveri che li circondano, per potere avere informazioni dettagliate sulla loro composizione.
Le comete che dovevano venire studiate erano:
1-la cometa Encke, una cometa con un'orbita stabile da alcune centinaia di anni e che visita regolarmente la zona più interna del nostro sistema solare, che avrebbe dovuto incontrare nel novembre 2003.
2-la cometa Schwassmann-Wachmann-3, una cometa giovane che non ha mai transitato vicino al Sole, che doveva incontrare nel giugno 2006.
In tal modo si potevano ottenere dei dati sulle differenze fra tipi diversi di comete.
Purtroppo 6 settimane dopo la partenza, il 15 agosto 2002, subito dopo la manovra di "inserimento" nell'orbita solare che le avrebbe permesso di "cacciare" le comete, si sono persi i contatti e nessun tentativo ha dato esito positivo.
Si sospetta che la Contour si sia frantumata in molti pezzi.

Muses-C (Mu Space Engeneering Spacecreaft-C, Hayabusa)
Si tratta di una missione NASA-ISAS (USA-Giappone) che è stata lanciata il 9 maggio 2003 dal Kagoshima Space Center (Giappone).
l'obiettivo principale della missione consisteva nel raccogliere dei campioni dell'asteroide di tipo Near-Earth 1998 SF36, denominato poi 25143 Itokawa, tramite il probe Hayabusa, per poi riportarli sulla Terra nel giugno 2007, dopo circa cinque mesi di permanenza sull'asteroide.
La sonda è arrivata vicino all'asteroide Itokawa all'inizio di settembre 2005, per circa tre mesi lo ha sorvolato ad una distanza di 20 km dalla superficie per raccogliere informazioni su di esso: dimensioni, forma, asse e periodo di rotazione, dati topografici, composizione e struttura della superficie, dati usati per decidere di quando e dove far scendere il probe per la raccolta dei campioni.
Disegno della sonda Muses-C in avvicinamento all'asteroide
L'ombra della sonda a 384 m dalla superficie Tali dati sono serviti anche per far decidere al navigatore automatico come muovere la sonda, dalla Terra un qualunque ordine ci avrebbe messo troppo tempo, aggiustando se necessario la propulsione ed inviando a Terra le immagini relative alla discesa.
Il 20 novembre 2005 la sonda ha raggiunto la distanza di 7 km, sua distanza media per i successivi 2 mesi e il il 28 novembre 2005 è stato "rilasciato" il probe Hayabusa, che, grazie al controllo fine della distanza dalla superficie del navigatore automatico, è atterrato delicatamente sulla superficie.
Per raccogliere i campioni di suolo la Hayabusa si è avvicinata fino a 100 m dal suolo e dal cono di cui era dotata è stata "sparata" sulla superficie una pallina di alcuni grammi ad una velocità 300 m/s; i frammenti così prodotti sono stati raccolti e stivati facilmente nella apposita camera, ciò grazie alla bassa gravità dell'asteroide (1/100mila di quella terrestre). disegni relativi alla tecnica di raccolta dei campioni
La zona cerchiata è quella in cui avverrà il prelevamento dei campioni Il contatto del cono con la superficie è durato circa 1 s; i campioni sono stati raccolti solo in una zona dell'asteroide in quanto il primo tentativo, quello del 20 novembre era fallito.
Solo la capsula contenente la camera coi reperti rientrerà nell'atmosfera terrestre, dopo essersi staccata dalla sonda, attraversando l'atmosfera terrestre ad una velocità iniziale di più di 12 km/s, frenata solo dai paracaduti; in tale fase la capsula subirà un riscaldamento maggiore di alcune decine di volte superiore a quello che sopporta lo Space Shuttle. Dovrebbe atterrare vicino a Woomera, in Australia nel 2010 invece che nel 2007, come inizialmente previsto, in quanto l'8 dicembre 2005 ci sono stati frequenti problemi di comunicazione con la sonda.
Nella Muses-C ci sarebbe dovuto essere anche un piccolo robottino, Minerva, che avrebbe dovuto esplorare la superficie dell'asteroide, ma per problemi di bilancio della NASA non è stato costruito.
Molto importante dal punto di vista tecnologico è stata l'analisi del comportamento del motore a propulsione elettrica, sia durante il viaggio che in prossimità dell'asteroide.
Tale propulsione si ottiene ionizzando lo Xeno, che funge da propellente, tramite microonde, per poi accellerare gli ioni con un fortissimo campo elettrico ed espellerli ad alta velocità. Questo metodo sembra mettere a disposizione dei tecnici un sistema più affidabile per quanto riguarda la durata e l'efficenza, rispetto a quello tradizionale.
disegno di MUSES C, dalla NASA

Rosetta
E' la terza missione del progetto "Horizon 2000" dell'ESA, i cui scopi primari sono di studiare l'origine delle comete e la relazione tra il materiale cometario e quello interstellare, per ricavarne informazioni relative all'origine del Sistema Solare. A causa dei problemi del vettore Ariane-5, il lancio previsto per il 12 gennaio 2003 da Kourou, nella Guiana francese, è stato posposto e la sonda è partita il 2 marzo 2004, per incontrare la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko probabilmente nel maggio 2014, vicino al suo perielio. Durante i 10 anni di viaggio la sonda incontrerà almeno un asteroide, per cui potrà studiare le proprietà dinamiche, morfologiche e la composizione della superficie, inviando a Terra immagini e dati. Poster della missione Rosetta
il RoLand all'interno di Rosetta (foto ESA) Per incontrare la cometa la sonda userà quattro gravity assist, utilizzando la gravità terrestre tre volte (marzo 2005, novembre 2007, novembre 2009) e una volta la gravità marziana (marzo 2007). Subirà inoltre una fase di ibernazione dal luglio 2011 al gennaio 2014.
Raggiunta la cometa, dopo essere entrata in orbita (probabilmente ad una distanza fra i 5 e i 25 raggi del nucleo cometario), Rosetta inizierà nell'agosto 2014 una mappatura il più completa possibile della superficie; alla fine di questa fase verranno scelte cinque zone in cui effetture analisi più approfondite e ravvicinate.
Nel novembre 2014 la sonda sgancerà poi il piccolo modulo RoLand (Rosetta Lander), che atterrerà sul nucleo cometario per seguire delle analisi della sua composizione: nel'arco di tempo variabile tra una settimana ed alcuni mesi RoLand estrarrà campioni del suolo, fino a 20 cm di profondità, grazie ad un braccio robotizzato costruito dall'industria italiana "Tecnospazio" e trasmetterà i dati relativi all'analisi dei campioni così raccolti a Rosetta che resterà in orbita; in questo modo sarà possibile studiare del nucleo cometario sia l'aspetto superficiale che la composizione chimica e la distribuzine della temperatura. Simulazione dell'atterraggio del Lander
Nel frattempo Rosetta analizzerà i gas e le polveri emesse dal nucleo, determinandone anche il tasso di emissione e studiandone l'interazione col vento solare.
Questi studi si protarranno per circa due anni; la missione esplorativa dovrebbe terminare nell'agosto 2015, quando la sonda passerà dal perielio dell'orbita cometaria, mentre la fine di Rosetta si prevede per il dicembre 2015.

Deep Impact
foto NASA del Deep impact probe Altra missione Discovery della NASA, più precisamente del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena. Avrebbe dovuto partire il 30 dicembre 2004 con un vettore Delta II ma per un problema legato al software della sonda la partenza è stata posticipata al 12 gennaio 2005. Dopo aver effettuato un flyby con la Terra, ha raggiunto poi la cometa Tempel-1.
Quando, il 3 luglio 2005, si è trovato a circa 10 mila km dal nucleo della cometa ha "sparato;" un grosso proiettile (circa 350 kg di rame) che ha colpito la cometa il giorno dopo, dalla parte rivolta verso il Sole, formando un cratere di circa 20 metri di profondità e 100 metri di diametro. Il proiettile è stato vaporizzato e il materiale della cometa si è sparso nello spazio, rendendolo così osservabile.
Un minuto prima dell'impatto il proiettile ha registrato delle immagini della cometa e dell'impatto stesso.
disegno del proiettile dopo il distacco dalla sonda animazione di come avrebbe dovuto avvenire il distacco e l'impatto del proiettile
Immagine e filmato dell'impatto del proiettile presa dal probe; le immagini del filmato sono state prese ogni 40 secondi Le osservazioni del cratere e del materiale spulso sono cominciate dieci minuti dopo l'impatto, nel frattempo la sonda si è avvicinata alla cometa arrivando fino a soli 700 km dal nucleo.
I dati scientifici relativi al cratere e al materiale espulso sono arrivati a terra senza interruzioni per 28 giorni, i primi sono giunti 10 ore dopo l'incontro con la cometa.
Con i primi dati arrivati si è costruito lo spettro infrarosso riprodotto qui sotto:
  • lo spettro verde è relativo al materiale espulso dalla comenta 0,6 secondi dopo l'esplosione,
  • lo spettro rosso è relativo alla cometa Temple 0,1 secondo prima dell'impatto,
  • lo spettroblu è stato modellato con acqua e anidride carbonica ad una temperatura attorno ai 1400oK, con una emissione termica di 850oK e in assenza di organismi viventi tra i 3.3μm e i 3.6μm.
Lo spettro costruito con i dati arrivati in vicinanza dell'impatto
Si pensa, grazie sia al materale espulso che allo studio del cratere, di poter analizzare la composizione del nucleo cometario e se l'esplosione provocherà delle modificazioni nei gas che vengono normalmente emessi da una cometa.
La missione vera e propria (compresa la completa analisi del materiale del cratere) durerà 6 mesi, si presume che i primi risultati importanti verranno resi pibblici nel gennaio 2006, ma si prevede che la sonda continuerà a fornire informazioni sulla cometa per circa un altro anno.

Future missioni

Dawn
riproduzione della sonda Dawn È una delle missioni del programma Discovery della NASA ed è partita il 27 settembre 2007; studierà approfonditamente i due pianetini Cerere e Vesta, per ricavare ulteriori informazioni sulla formazione e sull' evoluzione successiva del nostro Sistema Solare. La sonda raggiungerà Vesta nel giugno 2010 e Cerere nell'agosto 2014; l'obiettivo primario della missione è quello di determinare il ruolo della grandezza e della presenza dell'acqua nell'evoluzione di un corpo planetario.
Cerere e Vesta avrebbero potuto diventare pianeti, ma l'aumento delle loro dimensioni è stato interrotto dalla formazione di Giove. Cerere dal momento della sua formazione non si è evoluto; probabilmente la presenza di acqua lo ha mantenuto freddo e dovrebbe presentare brina (che si raccoglie stagionalmente ai poli) o vapore acqueo in superficie; si pensa inoltre che, essendo il più grande fra tutti gli asteroidi, possieda una sottilissima permanente atmosfera, cosa che lo differenzierebbe da tutti gli altri pianetini minori. Al contrario Vesta in origine doveva essere molto caldo e avere violenti fenomeni eruttivi, infatti risulta che il suo nucleo sia fuso e la superficie è desertica; inoltre le rocce dovrebbero presentare un magnetismo superiore a quello di Marte. traiettorie della missione Dawn
disegno riproducente la sonda tra Vesta e Cerere La sonda invierà a Terra, per entrambi i pianetini, sufficienti immagini a sette colori da poterne ricostruire la tettonica e i bombardamenti meteorici superficiali; inoltre, grazie agli strumenti presenti a bordo, ne calcolerà le dimensioni, la massa, la struttura, la densità, la composizione, la "storia termica", la dimensione del nucleo metallico e cercherà su Cerere minerali contenenti acqua. Misurerà anche la loro gravità e il loro campo magnetico residuo.
Per "spiraleggiare" attorno ai due asteroidi e nel tragitto tra Vesta e Cerere la sonda userà un motore a ioni di Xeno.

NEAP (Near Earth Asteroid Prospector)
Si tratterà della prima missione spaziale nello spazio profondo non governativa, infatti è progettata, costruita e sarà seguita dalla compagnia americana SpaceDev. Verrà lanciata probabilmente nel 2009 con un razzo Ariane 5 e studierà l'asteroide Nereus, per arrivare sul quale si prevede effettuerà alcuni sorvoli ravvicinati della Luna. Durante tali sorvoli osserverà i crateri polari, dove si sospetta ci sia dell'acqua.
Non sono ancora stati resi pubblici gli obiettivi scientifici relativi a Nereus.
Disegno della NEAP

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Le immagini e parte delle informazioni presenti in questo file sono reperibili nei seguenti siti Internet:

nssdc.gsfc.nasa.gov/planetary
stardust.jpl.nasa.gov
discovery.jpl.nasa.gov
sci.esa.int/rosetta
neo.jpl.nasa.gov/missions/deepimpact.html
deepimpact.jpl.nasa.gov
www.isas.ac.ip/e/enterp/missions/muses-c/index.html
neo.jpl.nasa.gov/missions/dawn.html
www-ssc.igpp.ucla.edu/dawn/index.html
nssdc.gsfc.nasa.gov
www.rssd.esa.int/SB-general/Projects/Rosetta/
www.spacedev.com

Siti in cui è possibile avere una cronologia delle missioni spaziali in tutto il sistema solare:

www.solarviews.com/eng/craft1.htm
www.planetscapes.com/solar/eng/craft2.htm
nssdc.gsfc.nasa.gov/planetary/chrono.html

Aggiornato al 16/01/06



© Loretta Solmi, 2011        Adapted For The Hell Dragon Web Site