La paura

Molto spesso ci si rivolge alle arti marziali, con l'idea di poter imparare a difendersi.

La paura dell'aggressione fisica e' difatti una delle principali motivazioni per avvicinarsi alle arti marziali, paura molto diffusa, in una societa' in cui non c'e' piu' neanche l'idea del combattere.

A soddisfare questa esigenza psicologica, negli anni 70, c'era praticament solo il karate sul mercato, o forse il judo, ma era piu' indirizzato all'aspetto agonistico.

E difatti il karate ha avuto una grande espansione negli anni 70. Prometteva una specie di invincibilita' ma a basso costo, nel senso che c'era la box, ma poi si prendevano dei pugni veri; invece il karate e' adatto a tutti: grandi, piccoli, vecchi e giovani, donne e bambini; questo perche c'e' l'idea del controllo; cioe' i colpi devono arrivare vicino, ma non ci si dovrebbe toccare e farsi male.

Negli anni 70 il karate si faceva senza protezioni, ma gli incidenti veri erano rari, dato che prima di arrivare al combattimento vero e proprio ci si sorbivano almeno 3 anni di basi; camminando avanti e dietro per la palestra con parate e colpi a vuoto schematizzati, esercizi a coppie molto semplici e kata, che sono schemi di combattimento senza avversario. Si faceva insomma molta ginnastica, ed uno sproposito di esercizi di base, con l'idea che, dopo, si diventava forti e combattivi; che forse per alcuni era vero, per altri forse no.

Oggi sono arrivati il kungfu e mille sistemi e corsi di autodifesa, come il Krav Maga o l'MGA della FJLKAM, e tutti fanno corsi di autodifesa, anche specifici per il sesso femminile. E ti promettono che se fai un corso bisettimanale per qualche mese poi sai difenderti, anche da un nemico armato.

Io ho fatto karate per anni, che e' poi una simulazione di combattimento a mani nude. Fra simulazioni e realta' c'e' sempre un passo, ed e' bello lungo; pero' le simulazioni fatte bene ti danno una buona idea della situazione. Secondo la mia esperienza (anni di simulazioni) in una situazione di reale scontro contano, nell'ordine:

La tecnica: una qualche tecnica bisogna padroneggiarla, ma dallo sganassone bolognese al piu' acrobatico salto del kungfu vanno tutte bene; il problema e' riuscire a portarla a segno.

Invece i corsi puntano sulla tecnica; l'istruttore ti mostra le sue tecniche eccezionali; e poi lui le fa e ti convinge che sono efficaci, e poi ci provi tu e ovviamente non ti vengono; ma sai gia' una tecnica e sai gia' difenderti di piu'.

Io non sono contrario ai corsi di autodifesa; ci sono mille motivazioni valide per frequentare un corso di autodifesa: faccio ginnastica, provo movimenti nuovi e divertenti, dopo si va in birreria, ho un'ora buca da impiegare, accompagno un'amica, l'istruttore e' belloccio ... e tante altre, ma non imparare a difendersi. Certo, praticando seriamente un'arte marziale qualita' come velocita', precisione, e anche lucidita' e coraggio, se combatti, dovrebbero migliorare, ma e' un percorso lungo e difficile, non qualche mese di un corso bisettimanale. Combattere e' veramente difficile.

E poi c'e' il problema delle armi, da quando si sono iniziati a usare sassi e bastoni combattere a mani nude e' passato di moda, e, nonostante quello che dicono alcuni, difendersi a mani nude da un bastone o un coltello (in mano uno che un po' lo sa usare) non e' cosa da poco. Se si vuole essere abbastanza sicuri di potersi difendere conviene procurarsi il porto d'armi ed una pistola.

In definitiva questa, di difendersi, e' una motivazione illusoria; nello Iaido non c'e', visto che non andiamo in giro con una spada, ma un po' potremmo ritrovarla nel jodo, ove si usa un bastone. E poi e' una motivazione che ti spinge ad iniziare, ma non a restare, perche' a corso finito pensi che sai gia' a posto, sai difenderti.