Il Maestro

L'istruttore, in palestra, o nello specifico delle arti marziali: il Maestro, e' la figura principale nel gruppo. Si puo' dire che il gruppo si forma, attorno alla figura del Maestro. E' un effetto di selezione: quelli a cui l'istruttore non piace vanno subito via, quelli che restano hanno qualche caratteristica comune che li affina all'istruttore. Se l'istruttore e' festaiolo il gruppo e' festaiole, se l'istruttore e' fanatico del giappone atttrarra' amanti del giappone e cosi' via. La cosa si nota molto anche nei corsi di ginnatica, ove l'istruttore "carico" e "grosso" avra' clienti carichi che cercano di diventare grossi.

La figura del Maestro e' qualcosa di particolare; da una parte e' l'esempio da seguire, dall'altra si presenta come l'autorita', che ti dice come fare, ti rimprovera, a volte ti loda o incoraggia. Sembrera' strano, ma molti hanno un forte bisogno psicologica di una figura autorevole, severa, ma benevola, che gli dica cosa fare. Il Maestro finisce per impersonare questa figura; ed a volte c'e' una forte dipendenza psicologica dal Maestro, un po' tossica, specie nelle arti marziali giapponesi, ove questa figura si integra con la struttura gerarchica del Dojo. Ho visto nel karate allievi mitizzare il loro Maestro giapponese all'inverosimile, dimenticando quasi la sua natura umana.

Da una parte tutto questo fidelizza l'allievo, dall'altra e' dannoso, perche' fragile. Basta un episodio da nulla per passare dalla deferenza all'antipatia, e quindi all'abbandono; questo specie se all'allievo e' implicitamente richiesta una specie di devozione anche fuori del Dojo.

Un po' in tutte le discipline sportive, non solo nelle arti marziali, chi mantiene il gruppo in vita e' l'istruttore,; non e' un compito facile, specie in corsi di bambini, ove ci si deve anche relazionare con i genitori, che hanno problemi loro di tutti i tipi, se li portano in palestra e li proiettano sui figli. Se e' poi e' l'istruttore che proietta i suoi problemi e frustrazioni sul corso e' un vero disastro, come vedo spesso in squadre giovanili di calcio.

Diventare il Maestro

Il Maestro e' visto dagli allievi come il massimo modello da seguire, il vertice nella gerarchia del Dojo [1], e ci si allena e si lavora sempre con l'idea di avvicinarsi al livello del maestro; spesso, dopo tanti anni di pratica, arriva un momento in cui l'allievo pensa sia ora di diventare lui un maestro.

Ai vecchi tempi, quando facevo karate, le palestre erano piene, e, con un centinaio di iscritti c'erano doversi corsi: il "maestro capo" gestiva i corsi avanzati, e poi c'erano diversi istruttori, ognuno coi sui corsi ed allievi, si lavorava insieme.

Ma oggi non c'e' tanta gente in un corso di arti marziali, e con qualche decina di praticanti c'e' posto per un solo maestro. Facilmente sorgono dissidi, e abbandoni.

L'approccio giusto, che a volte ho visto seguire, e' quello di aiutare l'allievo che vuole insegnare a farsi una scuola sua (ovviamente non troppo vicina) e lo si accompagna in questo suo percorso, mantenendo sempre i contatti. In questo modo si puo' riuscire a creare una rete di palestre, con aumento dei praticanti, rete di cui il "maestro capo" mantiene una specie di leadership.

Ma non sempre avviene questo e ci sono maestri che finiscono per perdere tutti i loro allievi migliori e poi non hanno un sostituto, o un valido aiuto quando hanno problemi o invecchiano. La loro scuola morira' con loro.

Note