I gradi e gli esami

Arti orientali come il karate, lo iaido, il judo, e ormai perfino il kung-fu, hanno i gradi [2], che classificano i praticanti in base elle loro abilita'. I gradi si ottengono, dopo aver praticato per un periodo predefinito, facendo degli esami. Per i gradi bassi gli esami si fanno in palestra, e gli istruttori ti giudicano, per i gradi alti ci sono commissioni a livello nazionale.

Nulla di tutto cio' esisteva ai tempi antichi. I gradi non fanno parte della tradizione delle arti marziali, li ha introdotti Kano (il creatore del judo) attorno al 1883, copiandoli dal gioco del Go [3]. Le antiche scuole di arti marziali rilasciavano cerificati per gli studi effettuati, ed, eventualemente, licenze di insegnamento, ma i gradi non esistevano.

I gradi finiscono per esprimere una gerarchia, cosa insita nella societa' giapponese; e alla fine gradi ed esami sono piaciuti, ed hanno anche un aspetto economico: gli esami si pagano. Cosi' adesso li ritroviamo in tutte le arti marziali orientali, perfino nel kungfu (dicono solo dal 1998).

I gradi, dan e kyu , hanno due aspetti contrastanti riguardo l'affezione alla disciplina e agli abbandoni.

Da una parte danno al praticante un chiaro obiettivo da raggiungere, e quindi una motivazione in piu'. Motivazione molto forte, perche' il grado rappresenta una posizione nella gerarchia del gruppo, e praticando puoi dare un "scalata" alla gerarchia, motivo di grande orgoglio.

D'altra parte lo scopo diviene il grado, e non piu' il miglioramento; il praticante e' mosso da un falso scopo e non sempre le due cose coincidono, specie a livello federale ove i gradi riflettono l'importanza nella federazione e meriti "politici" finiscono per scombinare tutto.

Poi c'e' il problema delle bocciature, non a livello delle palestre, ove gli istruttori sono spesso di manica larga, per non perdere allievi; ma a livello federale. Qui gradi alti diventano piu' difficili da ottenere, sia perche' bisogna essere veramente bravi, sia perche' i vertici, di alto grado, fanno un po' di ostruzionismo [4].

Se passare gli esami esprime un avanzamento nelle dinamiche di gruppo e crea entusiasmo nel praticante, le bocciature provocano disillusione; il praticante si sente rifiutato dal sistema e a sua volta lo rifiuta, da qui l'abbandono. Del resto non si possono dare alti gradi a tutti, agli esami si vedono candidati con una tecnica veramente indecente. Ma tutto questo dipende dalle federazioni, nel karate ho assistito ad una vera inflazione nei gradi, esami sempre piu' costosi, e decimi dan a cui, ai miei tempi, non avrei dato il primo kiu. Poi una volta ottenuto il grado e' tuo, anche se smetti di praticare e peggiori, basta che resti nella federazione, per cui alla fine i gradi faticano ad esprimere il livello tecnico.

Non so se Kano ha fatto bene ad inventarsi i gradi.

Note