Iaido: pensieri e dubbi di un principiante

Retrospettive

Sara' capitato a tanti principianti, a lezione di Iaido, di intravedere per un attimo la propria immagine riflessa nello specchio della palestra, e allora chiedersi: "ma cosa ci faccio qui, vestito da samurai del 1600, con una spada finta in mano ?"

Ognuno ha la sua risposta, e se la deve trovare da se'; ma forse la domanda va vista in un contesto piu' ampio: per capire qualcosa dobbiamo riferirci al contesto culturale e sociale in cui lo Iaido si e' sviluppato, perche' l'influenza dell'ambiente culturale sulle arti, ed in particolare sulle arti marziali, e' grande.

Allora cerchiamo di immaginarci il Giappone del 1600 e cerchiamo informazioni: qualche libro e soprattutto internet, dove c'e' di tutto, ma frammentato in una confusione terribile e mai la cosa specifica che si cerca. Purtroppo, senza accesso alle fonti originali: i documenti delle antiche scuole di spada, e' difficile cogliere i dettagli, ma il quadro generale e' abbastanza chiaro.

Troviamo che lo Iaido nasce agli inizi del 1600, a cavallo fra l'era Sengoku, un periodo di confuse guerre civili e l'era Edo, ove il clan dei Tokugawa, preso il potere dopo la battaglia di Sekigahara, gestisce, diciamo "con estrema fermezza", un Giappone isolato, come fermato nel tempo e cristallizato in una rigida struttura sociale.

Non ci sono piu' battaglie ne' guerre, (salvo qualche rivolta prontamente repressa), ma, almeno agli inizi, non e' che la situazione e' proprio pacifica e le scuole di spada studiano esercizi in cui non si parte piu' da una posizione di guardia, con la spada sguainata, ma si colpisce sfoderando. In quel periodo si cambia anche il modo di portare la spada, non piu' il "tachi", una grande spada appesa alla cintura, con il filo verso il basso, adatta ad essere usata anche da cavallo, ma la "uchigatana" e poi la "katana", infilata nella cintura, col filo verso l'alto. Piu' che una spada "da battaglia" diventa una spada "da citta'", adatta a situazioni di attacchi improvvisi, appostamenti, agguati.

Katane e Tachi

Katane e Tachi, indossate appese alla cintura, con il filo in basso

Ed e' proprio questo contesto che ci raccontano i kata di Iaido, specie quelli delle serie Okuiai, che hanno radici piu' antiche: abbiamo come ammazzare velocemente due che ti camminano vicino ( Yukizure, piu' evidente nella versione Shinden), l'agguato (Kabezoi), uccisione di uno circondato da guardie (Sodesurigaeshi), risposte ad attacchi da diverse direzioni e cosi' via. Non ci sono quasi parate, l'idea e' di anticipare l'aggressione del nemico, colpendo per primi. E' diverso da quello che ci raccontano, ad esempio, certi kata del "Tachi Uchi no Kurai" dello stile Jikiden, ove, con le spade gia' sguainate, si affronta il nemico con quello spirito fatto di estrema determinazione e coraggio proprio delle arti marziali giapponesi. Il Tachi Uchi no Kurai esprime bene questo spirito e vale la pena di dargli un'occhiata e provarlo, anche per quelli che non l'hanno nel bagaglio tecnico del proprio stile.

Come capostipite dello Iaido si trova citato Hayashizaki Jinsuke Shigenobu (~1542-1621), (vedi https://wiki.samurai-archives.com/index.php?title=Hayashizaki_Shigenobu) su di lui circolano diverse leggende, ad ogni modo fu un samurai che viaggio' molto ed ebbe una certa influenza su diverse scuole; si trova anche riportato che i fondatori degli stili Hoki Ryu, Tamiya Ryu e Sekiguchi Ryu fossero stati suoi allievi.

Hayashizaki Jinsuke Shigenobu

Rappresentazione di Hayashizaki Jinsuke Shigenobu, nel tempio a lui dedicato, a Murayama: http://www.mustlovejapan.com/subject/hayasizaki_iai_shrine/

Se Hayashizaki Shigenobu e' citato come fondatore, Hasegawa Chikaransuke Eishin (~1700), della provincia di Tosa, 1 e' citato come grande innovatore. Si dice che fu lui che adatto' le tecniche di Hayashizaki Shigenobu all'uso della katana, indossata infilandola nella cintura col filo in alto. A lui risale una serie di kata in posizione tatehiza (una posizione con un solo ginocchia a terra, adatta a guerrieri in armatura, con schinieri ingombranti), kata che ora fanno parte della serie intermedia negli stili Jikiden e Shinden. In alcuni di questi (Ukigumo, Oroshi, Iwanami) si e' molto vicini al nemico, in posizioni da cui sembrerebbe impossibile usare un'arma della lunghezze della katana ed e' molto forte il senso fisico dello scontro, col nemico che viene spinto a terra con la spada e poi finito.

Un altro personaggio importante e' stato Omori Rokurozaemon Masamitso, non e' elencato fra i "soke" (i caposcuola dello stile), ma pare addirittura che a un certo punto sia stato espulso dalla scuola. Era un esperto di cerimoniale ed introdusse una serie di kata dalla posizione formale di "seiza" (inginocchiati). Queste tecniche furono inserite nel curriculum della scuola da Hayashi Rokudayu Morimasa (1661-1732), nono "soke" della scuola. Questi kata sono quelle della prima serie (Shoden) degli stili Jikiden e Shinden. Hayashi era un importante samurai al servizio dei Daymo di Tosa, e per un lungo periodo menbri della sua famiglia guidarono la scuola nella provincia. Scrisse anche un libro: "Hiden Sho", che ovviamente non ho trovato in giro, dovrebbe contenere la storia della scuola e l'elenco dei primi capiscuola.

Con questi kata, in un certo senso, entra nella tecnica un po' del formalismo del periodo, e un altro po' di Zen. Su "Iaido Journal" e' apparso tempo fa un lungo articolo di Kim taylor, sulla funzionalita' dell'estrazione dalla posizione di seiza: (http://ejmas.com/tin/2010tin/tinart_taylor_1004.html ) Ma siamo a inizio 1700, ove, alla corte degli shogun, tutto viene precisato e formalizzato, e trovo logico che, se non si sta piu' in armatura, ma si passa tempo in cerimonie formali, come quella del te, si passi dal praticare da tateiza, posizione dovuta ad ingombranti schinieri, a seiza, posizione usata nelle cerimonie.

Takeda Shingen e i suoi generali

Takeda Shingen e i suoi generali, alcuni sono chiaramente in posizione Tateiza, con un solo ginocchio a terra.

Il Giappone dell'epoca Edo

Come tutta la societa' dei Tokugawa anche le scuole di spada avevano una struttura estremamente rigida, molte erano riservate a samurai di un ben determinato clan o di una provincia; molte tecniche erano tenute segrete, altre insegnate solo ad alcuni, e non era facile farsi accettare da una scuola. 2 Non c'erano i gradi, introdotti nelle arti marziali solo attorno al 1880 da Kano, col Judo; ma agli allievi venivano dati degli attestati. Questi erano un po' diversi da scuola a scuola, nello Iaido vedo nominati il "Jun Menkyo", il "Menkyo" ed infine il: "Menkyo Gaiden"; che significava che l'allievo aveva imparato tutto, ma non e' detto che potesse insegnare od aprire una scuola sua. Era il caposcuola (il "soke") che decideva tutto e le tecniche non potevano essere insegnate o divulgate senza il suo permesso. Perfino oggi troviamo scuole di kenjutsu ove non si puo' insegnare senza l'autorizzazione del soke (vedi ad esempio: http://www.onohaittoryubologna.it/onohaittoryu.html). La carica di "soke" era spesso ereditaria e passava di padre in figlio, altre volte, in mancanza di un erede adatto, passava ad un allievo meritevole; in questo modo la "discendenza" passava in linea diretta e non c'erano dispersioni e proliferare di varianti nell'insegnamento dello stile.

Questa rigida organizzazione non era propria solo delle scuole di arti marziali, molti mestieri erano organizzati in modo ancora piu' rigido, proteggendo, in pratica, situazioni di monopolio; ma poi tutta la societa' era cosi': con una marea di regole, rigida struttura gerarchica e strettamente divisa in classi sociali.

La classe piu' elevata era quelle dei samurai, erano i soli autorizzati a portare la spada; all'interno, avevano le loro gerarchie: c'era lo Shogun, poi la corte, poi i nobili che governavano le provincie (i Daymo), che erano circa 200; quelli piu' importanti erano quelli vicino allo Shogun e poi venivano tutti gli altri. I Samurai erano il 5-10% della popolazione, meno di due milioni di persone, visto che la popolazione totale era di circa 30 milioni.

L'imperatore non aveva potere, se ne stava a Kyoto con la sua corte, mentre gli Shogun risiedevano ad Edo (oggi Tokio). I Daymo avevano un'infinita' di obblighi, fra cui quello di spostarsi di continuo, stando un anno a Edo e uno nel loro feudo, mentre parte della famiglia risiedeva sempre ad Edo, in pratica ostaggio dello Shogun.

Sotto la classe dei Samurai c'era quella dei contadini, l'80% della popolazione. Il Giappone aveva un'economia agricola, basata in gran parte sulla produzione del riso, che era usato anche come valuta (o unita' di misura negli scambi). I contadini erano la macchina produttiva del paese; organizzati in villaggi, poveri e tartassati dalle tasse, erano in pratica legati alla terra, anche se alcuni ne erano proprietari. In teoria il samurai aveva diritto di vita e di morte sul contadino e non era punibile se uccideva un contadino che gli mancava di rispetto.

Ancor meno dei contadini erano considerati artigiani e mercanti, anche se, specie a fine periodo Edo, mercanti ed artigiani finirono per aver un bel potere economico.

Il Giappone dell'epoca Edo era molto cosmopolita, con diverse citta' che avevano 400-500 mila abitanti; ad Edo vivevano piu' di un milione di persone. Per viaggiare ci voleva un permesso, ma nonostante questo si viaggiava, anche perche' i nobili erano obbligati a farlo e si portavano dietro mezza corte. Si andava a piedi, chi poteva permetterselo in portantina o a cavallo, niente carrozze. C'erano strade particolarmente trafficate, come quella fra Edo e Kyoto: la Tokaido (vedi ad esempio: https://en.wikipedia.org/wiki/The_Fifty-three_Stations_of_the_T%C5%8Dkaid%C5%8D , oppure: https://en.wikipedia.org/wiki/T%C5%8Dkaid%C5%8D_(road); il viaggio durava un paio di settimane, sono un 500 km, e lungo la strada c'erano una cinquatina di stazioni di ristoro, piu' fitte degli autogrill sulle autostrade di oggi. 3

Stazione di posta della Tokaido

Stazione di posta lungo la strada Tokaido, attorno al 1830, stampa di Hiroshige

La classe dei samurai aveva un alto livello culturale, ma anche nei villaggi c'erano scuole, in genere nei templi; trovo riportato che un 40% della popolazione maschile ed un 15% della femminile era alfabetizzata, nelle citta' si arrivava all' 80%. E' una percentuale molto alta se confrontata con quella dello stesso periodo in Europa. Si leggeva e scriveva molto, gia' nel periodo Heian (794-1185) si parla di un 5000 titoli, nel periodo Edo si arriva a 60000, con centinaia di librerie e stampatori ad Edo. Una descrizione della spropositata produzione letteraria del periodo si trova in: http://wwwdata.unibg.it/dati/corsi/37135/42432-Dispensa%20completa.pdf

Religione e spiritualita' nel periodo Edo

Il credo religioso era un misto di Scintoismo, Buddismo e Confucianesimo; si esprime, tramite queste dottrine, il modo particolare di sentire la natura e la societa' che e' proprio di questo periodo, ma che ritroviamo, magari un po' smussato, anche nel giappone di oggi. Questa spiritualita' interpreta bene tutti quegli aspetti che piu' ci colpiscono del Giappone: l'estrema cura dei particolari, l'eleganza ed essenzialita' delle espressioni artistiche, la considerazione ed il rispetto della natura, e la gran cura degli aspetti formali di ogni cosa. Questo modo di sentire ha avuto grande influenza sulle arti marziali giapponesi.

Tempio dedicato ad Hayashizaki

Ingresso del tempio dedicato ad Hayashizaki, a Murayama

Il Confucianesimo esprime precetti di rettitudine ed onesta', il senso della famiglia, il rispetto delle gerarchie; fra questi temi l'obbedienza all'autorita' e' l'elemento esaltato nel periodo Edo, anche perche' si doveva obbedire per forza. Tutto questo si abbina bene ad un forte senso di appartenenza al gruppo, sempre nel rispetto della sua struttura gerarchica. 4 Il giapponese dei Tokugawa esiste come membro del gruppo, del clan, e anche oggi i giapponesi sono un po' cosi', cosa di cui dobbiamo tener conto perche' da noi e' il contrario: quando da soli non si riesce ci si mette in gruppo, ma all'incirca, e solo per scopi specifici.

Nelle arti marziali ritroviamo il Confucianesimo nell'organizzazione del Dojo, coi suoi gradi e le gerarchie, ma c'e' anche un po' di influenza scintoista.

Lo Scintoismo puo' essere visto come un modo, direi quasi poetico, di sentire, nelle cose, l'essenza della natura. La natura, in tutte le sua manifestazioni, ha un'anima: hanno anima i fiumi, i monti, un po' tutte le cose e tutte meritano attenzione e rispetto; la personificazione di questa anima universale sono i "kami", gli spiriti, con cui ci si relaziona secondo riti ed usanze stabilite dalla tradizione.

In questo senso anche la spada, come l'oggetto che definisce il confine fra la vita e la morte, ha un'anima, e' un po' come un "kami". E cosi' finalmente capiamo cosa significa il saluto alla spada: e' quando il guerriero fa omaggio allo spirito della spada e poi non semplicemente la indossa, ma si "unisce" all'essenza della spada divenendo lui stesso il confine fra la vita e la morte. Anche nel mondo occidentale la spada fa parte dell'immaginario collettivo ed ha qualcosa di magico, ma e' una cosa diversa: la spada e' importante (visto anche quanto costa), ma resta sempre un oggetto, cosi' il saluto alla spada finisce per divenire solo uno schema inanimato.

In questo sincretismo di Scintoismo e Confucianesimo il culto degli spiriti degli antenati si abbina al ripetto per l'anzianita' e l'autorita'; lo "shomen" l'autorita' cui ci si inchina ad inizio e fine allenamento ha qualcosa di tutto questo.

Lama antica

Lama del 1300, museo di Tokyo

Il Buddismo Zen

Nelle arti marziali giapponesi riconosciamo frammenti di Confucianesimo e Scintoismo, ma la maggior influenza l'ha avuta il Buddismo Zen. 5

Il Buddismo Zen nel periodo Muromachi (1338-1573), con gli Shogun Ashigaka, aveva ispirato il nascere di una vera e propria "cultura Zen", con pittura, architettura e letteratura, che prendevano a modello la semplicita' e l'essenzialita' proprie della dottrina nel rappresentare la natura. Questo era unito ad una grande eleganza e cura del dettaglio, formalizzato in rituali e gesti ben precisi; lo ritroviamo nel cerimoniale di corte, nell'architettura nei giardini, nell'ikebana, nella cerimonia del te, nella presentazione dei cibi, nel vestire tradizionale, tutto vissuto con estremo rispetto ed amore dei particolari. Parte di tutto questo e' vivo ancor oggi.

Durante la guerra che segui' il periodo degli Ashigaka gli artisti e i cerimonieri, attori di questa cultura, si disperdono, ma i generali che danno inizio al periodo Edo hanno a corte maestri della cerimonia del te ed alcuni di loro praticano Zen.

Pratica propria del buddismo Zen e' lo "Zazen", meditazione inginocchiati 6 , ad inizio e fine allenamento, col Mukutso, stiamo facendo un attimo di Zazen, anche se non lo sappiamo.

Nel Buddismo, e nello Zen, la via dell'illuminazione si percorre secondo il "Nobile ottuplice sentiero", (per dettagli vedi ad esempio: "https://it.wikipedia.org/wiki/Nobile_Ottuplice_Sentiero"); otto punti che essenzialmente prescrivono rettitudine, moderazione ed equilibrio nelle azioni ed intenzioni quotidiane. Nell'accezione Zen giapponese questo diviene cura ed approfondimento di tutti gli aspetti della vita quotidiana ed anche formalizzazione degli atti in schemi precisi, come fossero meditazione; lo vediamo ad esempio nella cerimonia del te o nel tiro con l'arco.

L'idea che un livello superiore si raggiunga tramite l'approfondimento estremo di cose semplici, che ben interpreta la dottrina Zen, pervade le arti marziali giapponesi. Le metodologie di allenamento sono particolarmente influenzate da questa idea, per cui la ripetizione infinita di pochi movimenti di base diventa un "must", mentre l'enfasi viene posta soprattutto sull'aspetto mentale e spirituale, sulla concentrazione e coraggio, piu' che su abilita' fisiche, perfino a costo di tralasciare l'aspetto funzionale.

Il contrario di quello che si fa in occidente, ove spesso si punta sulla fisicita' a detrimento della tecnica, e l'aspetto psicologico finisce per essere inteso solo come un confuso impeto. Certo guardare solo all'aspetto fisico e' sbagliato, e le tecniche di base vanno approfondite bene, pero' (per stare nell'ambito del karate) passare anni a fare solo: "GedanBarai-GyakuTsuki" e' un po' limitante, anche "un kata in tre anni", il precetto delle vecchie scuole di karate, lo vedo un po' riduttivo.

Un altra idea che viene dal Buddismo, e che e' presente nelle arti marziali, e' che queste debbano essere una via per un miglioramento interiore, non semplicemente metodi per combattere; il Buddismo infatti rifiuta la violenza: il termine "do", che significa via, ma anche percorso, inteso come percorso interiore, viene associato ai nomi delle discipline, ed abbiamo Iai-do, Ju-do, Karate-do. 7

Evoluzione del Giappone nel periodo Edo

Il periodo Edo e' un periodo di fiuritura per le scuole di spada, si trovano numeri discordanti, ma si parla sempre di centinaia di scuole in questo periodo; di alcune si riporta abbiano avuto un migliaio di allievi nel corso della loro storia, come, ad esempio la famosa "Genbukan" di Edo. Dobbiamo pero' tener conto che i samurai erano fra uno e due milioni, abbiamo quindi, come ordine di grandezza, una scuola ogni 10000 samurai, per cui, rapportate al numero di potenziali utenti, le scuole non erano poi tante. Gli studiosi di spada erano relativamente pochi anche nel periodo Edo, e ancor meno quelli che studiavano tecniche di estrazione della spada, tipo Iaido.

Durante questo periodo l'ideologia dominante diventa il Confucianesimo e si da enfasi allo Scintoismo, che leggittima l'autorita' dell' Imperatore e dello Shogun, ma, parallelamante, resta l'influenza dello Zen, specialmente fra i Samurai. In quel periodo pacifico, mentre lentamente i Samurai si trasformano in burocrati, fiorisce tutta una letteratura relativa all'eroica figura del guerriero ed al codice d'onore dei Samurai: il Bushido, che ricalca le idee del Buddismo Zen, ma enfatizzando i doveri del Samurai verso le gerarchie.

Durante il periodo Edo la societa' Giapponese ebbe una lenta evoluzione; col migliorare delle condizioni economiche si sviluppo' una classe di mercanti ed artigiani che pian piano acquisto' peso. In molte occasioni persone di diverse classi sociali finivano per ritrovarsi insieme, come nei quartieri di piacere di Edo. A fine periodo Edo c'erano perfino scuole di spada che accettavano persone ricche anche se non erano Samurai. Certe corporazioni di mercanti divennero grosse potenze economiche ed alcuni mercanti divennero molto ricchi, mentre molti Samurai, specie di basso rango, che avevano stipendi fissi e molte spese, si impoverivano. Anche il rigido controllo della nazione da parte degli Shogun si andava allentando, e lo Shogunato iniziava ad andare in crisi, ma il fattore scatenante fu l'arrivo del Commodoro Perry con le sue cannoniere, nel 1853 e poi nel 1854.

Il Giappone si accorse improvvisamente di essere rimasto indietro nella tecnologia militare e dovette subire dei trattati (i "trattati ineguali") che imponevano l'apertura ai commerci e favorivano gli interesse delle nazioni occidentali. Il sistema politico collasso' e ci fu una rivoluzione, guidata da giovani Daymo di domini periferici, come quelli di Satsuma e Choshu. Pero', in un paese tradizionalista come il Giappone, non ci poteva essere una "rivoluzione", per cui fu una "restaurazione" la "restaurazione Meji": per ristabilire il potere imperiale, e la cacciata dei barbari stranieri. Segui' la "guerra del Boshin (1868-1869)", vinta dai clan di Satsuma, Choshu ed i loro alleati, e cosi' fini' il periodo degli Shogun.

Navi Nere

Le cannoniere del commodoro Perry, nel 1854

La restaurazione Meji

Il nuovo governo procedette ad una veloce e forzata modernizzazione del Giappone, che, in meno di 50 anni, divenne una grande potenza economica moderna. Procedettero in modo drastico (in stile "Tokugawa"): le provincie, amministrate dai Daymo, furono eliminate, sostituite dalle prefetture, l'esercito fu riorganizzato su basi moderne, le classi sociali abolite, compresa quella dei Samurai, cui fu vietato di portare la spada in pubblico. Fu favorita la nascita di grandi gruppi industriali. Tutto questo provoco' anche rivolte, ma furono represse.

La spinta alla modernizzazione porto' a considerare tutto quanto legato alla spada un'eredita' di un passato da abbandonare, e cosi' le scuole di spada chiusero; da centinaia che erano si ridussero a qualche decina, e, visto anche come erano tenuto riservato l'insegnamento, con tecniche tramandate solo a pochi allievi o passato da soke a soke, alla chiusura di una scuola anche tutto il suo bagaglio tecnico si perdeva. Quello che abbiamo oggi delle antiche arti marziali giapponesi e' quel po' che, per un motivo o l'altro, e' sopravvissuto alla restaurazione Meji, e non e' piu' possibile avere un quadro completo di quello che era.

Dopo un po' di anni il Giappone, industriale, ma ancora mosso da una logica di stampo medioevale, cerco' un'espansione militare nell'area del Pacifico 8

e recupero' in parte la spada; ma principalmente come strumento formativo, in un contesto militaristico, e si diffuse il kendo, nato da metodologie di allenamento di alcune scuole di spada. Per la storia del kendo si rimanda agli articoli apparsi sulla rivista: "ki": "http://www.kendo-cik.it/wordpress/?page_id=310"

Per quanto riguarda lo Iaido, probabilmente diverse scuole avevano tecniche di estrazione della spada, ma oggi sono noti pochi stili, ed i piu' praticati sono quelli originati dalla scuola della provincia di Tosa (Shinden e Jikiden); lo iaido e' sopravvissuto alla restaurazione Meji e poi si e' diffuso dopo la guerra grazie all'opera di due maestri: Oe Masamichi e Nakayama Hakudo.

Lo Iaido di Tosa

La scuola di Tosa, attorno al 1740, si era divisa in due rami, legate a samurai di diverso grado sociale, poi chiamate Tanimura e Shimomura dai nomi di maestri delle due scuole. Oe Masamichi (1852-1927) studio' Iaido con maestri di entrambe le branche ed e' riconosciuto come 17mo soke della linea Tamimura, ma si trova citato anche come 15mo soke della linea Shimomura. Studio' anche diversi stili di kenjutsu ed era un noto maestro di kendo; dobbiamo a lui la riorganizzazione del bagaglio tecnico della scuola, con i kata distribuiti in 3 gruppi:

Oe Masamichi cambio' anche i nomi dei kata della prima serie, introdusse alcuni kata extra-curriculari di piu' ampi movimenti: i "Bangai", e l'esercizio Haya-nuki, in cui si eseguono tutti i kata della seconda serie di seguito. Chiamo' il suo stile: Muso Jikiden Eishin Ryu; che significa: "unica (o ineguaglata) discendenza diretta da Eishin". In internet si trovano varie discussioni sul perche' i kata siano in questo ordine, dato che quelli della terza serie non sembrano a prima vista poi tanto piu' difficili degli altri, ma io non posso non notare che sono semplicemente in ordine temporale inverso, e che la cosa e' in armonia con l'idea Confuciana che la sapienza, con i precetti piu' profondi, viene dagli antichi.

Oe Masamichi ebbe diversi allievi, e alla sua morte lo stile si frammento', con piu' allievi che sostennero di essere l'unico erede leggittimo della scuola. Alcuni suoi allievi portarono il Jikiden fuori della provincia e lo diffusero in Giappone, ma il Jikiden che abbiamo oggi non e' fatto da tutti nello stesso modo: abbiamo 4 o 5 linee di Jikiden diverse, con variazioni nei kata e nel modo di portare la spada.

Oe Masamichi

Oe Masamichi

Ancor piu' importante di Oe Masamichi e' stato Nakayama Hakudo (1872-1958). Nakahama Hakudo era il piu' famoso esperto di spada del periodo, grande campione di kendo ed anche molto stimato e richiesto come insegnante. Viaggio' molto per il Giappone e studio' diversi stili di kenjutsu, in cui raggiunse un alto livello (fu anche Soke della scuola Shindo Munen Ryu); raggiunse il massimo livello anche nel Jo. Non studio' Iaido con Oe Masamichi, era difficile farsi accettare se non si era della provicia, ma con Morimoto Tokumi, della linea Tamimura e con Hosokawa Yoshimasa, della linea Shimomura; fu il primo di fuori della provincia a imparare lo Iaido di Tosa, e fra i primi a mostrarlo in pubblico. E' comunemente citato come 16mo "soke" della linea Shimomura.

Attorno al 1930 formulo' il suo stile: "Muso Shinden ryu", che significa qualcosa come "visione superiore", o "ispirazione celeste, o divina". E' difficile capire quali siano state le sue innovazioni e quanto, nello Shinden, sia originato dalla linea Shimomura, anche perche' la linea Shimomura si e' praticamente estinta e i piu' praticano lo Shinden di Nakayama Akudo, seppur con qualche variante.

Nakahama Hakudo porto' lo Iaido nell'ambiente del kendo, insegno' kendo in giro per il Giappone ed anche Iaido; lo Iaido si diffuse col kendo e se oggi possiamo fare Iaido lo dobbiamo a Nakayama Hakudo ed al suo insegnamento. Fu anche fra coloro che permisero allo Iaido di riorganizzarsi dopo la guerra, enfatizzando piu' l'aspetto spirituale dello Iaido che quello "bellico". Per informazioni dettagliate su Nakayama Hakudo vedi: https://kenshi247.net/blog/2011/02/14/a-lineage-all-but-forgotten-the-yushinkan-nakayama-hakudo/

Nakayama Hakudo

Nakayama Hakudo

L'ultima evoluzione dello Iaido e' degli anni 60, ad opera della ZNKR 9 ("Zen Nihon Kendo Renmei" o "All Japan Karate Federation", vedi: http://www.kendo-fik.org/english-page/english-page2/What-is-AJKF.htm o anche: http://www.kendo.or.jp/ ). Un comitato di maestri di diversi stili, dopo lunghe discussioni, creo' i kata "Seitei": una sintesi dei kata di diverse scuole. I Seitei sono pensati per insegnare ai praticanti di kendo il maneggio di una vera spada, ma sono anche una base comune per permettere a praticanti di diversi stili di allenarsi, fare gare ed esami di grado insieme. Per questo sono definiti nei minimi particolari, cosa che porta oggi ad una ricerca esasperata della precisione del dettaglio.

I Seitei sentono l'influenza del kendo: per lo piu' sono eseguidi da in piedi, solo uno e' in tatehiza. Lo vediamo anche confrontando il So-ghiri (11mo Seitei) con il Somakuri (serie Okuiai) sia nella versione Jikiden che Shinden: l'uso del piede dietro, la posizione del corpo sempre frontale all'avversario, sono specifiche che ritroviamo ben definite nel kendo; del resto gia' Oe Masamichi e Nakayama Hakudo erano maestri di kendo.

L'altro aspetto che interpretano i Seitei e' l'evoluzione verso la pratica sportiva, un'evoluzione che vediamo in tutte le arti marziali, un fattore sociale e culturale la cui trattazione ci porterebbe fuori tema, ma di cui dobbiamo tener conto.

Haruna Matsuo

Haruna Matsuo, uno dei maestri che ha portato lo Iaido in Europa

Conclusione

Quando studiamo Iaido studiamo un qualcosa che nasce 400 anni fa in un periodo confuso di guerre, come insieme di tecniche specifiche, per rispondere a situazioni ben precise. Lo Iaido si porta dietro la violenza di quel periodo, ma contemporaneamente e' influenzato da un ambiente culturale che e' un misto di Confuicianesimo, Scintoismo e Buddismo. Vive poi la fasi di transizione, ove finiscono le guerre e cambia il modo di portare ed usare la spada. Attraversa poi il periodo Edo, ove viene influenzato dall'etichetta e dal formalismo e dalla cultura Zen dei Samurai. Sopravvive alla restaurazione Meji e a meta' 1800 viene riorganizzato con la nascita degli stili oggi piu' praticati: Shinden e Jikiden; supera poi la fase di smilitarizzazione del Giappone post-bellico ed infine si evolve verso l'aspetto sportivo e la standardizzazione, negli anni 60, con la creazione dei Seitei da parte della ZNKR.

Noi studiosi di arti marziali antiche siamo un po' come degli storici: cerchiamo di capire un modo di muoversi antico, di maneggiare quest'oggetto un po' magico che e' la katana, cerchiamo di cogliere questo modo di combattere fatto di decisione, essenzialita', lucidita' e coraggio che esprimono le arti marziali giapponesi, una cosa difficile per noi, specie oggi, in una parte del mondo ove non si combatte piu', ma la competizione e' spostata, in modo subdolo e cinico, sul piano economico-organizzativo.

Non useremo mai la spada per ferire, ne' diventeremo cattivi provando antiche tecniche nate per uccidere, semplicemente capiremo qualcosa in piu', ampliando la nostra visione e migliorando le nostre abilita' motorie... forse le arti marziali sono veramente un briciolo di percorso Zen, come ci raccontano.

Riferimenti

Note

1

Tosa e' nell'attuale prefettura di Kochi, ma Hasegawa visse anche ad Edo

2

Molte scuole di Iaido mantengono una loro lista genealogica della scuola: con riportati tutti i nomi dei "soke", fin dal fondatore. E' come se la loro tecnica non potesse avere dignita', se non in virtu' di una radice antica, con una discendenza precisa. La cosa e' comprensibile in una societa' ove l'autorita' era ereditaria, le classi sociali ben distinte, con l'imperatore che vantava discendenza divina. Ma anche oggi, girando per internet, troviamo nei siti descrizioni dettagliate delle genealogie.

3

C'e' tutta una ricca letteratura sulle strade del periodo Edo, vedi ad esempio: http://www.giapponeinitalia.org/strade-e-stazioni-di-posta-del-periodo-edotokugawa-1600-1867/

4

Nel Giappone antico c'e' sempre stata una situazione di lotta per le scarse risorse del territorio, lotte ove il singolo e' destinato a soccombere e l'unico modo di vivere e' entro il clan: il clan ti protegge e gli devi obbedienza e sottomissione; fuori del clan sei un disgraziato senza speranze. Erano cosi' i Ronin, i samurai senza piu' un clan, molto esaltati dalla letteratura, ma poi erano dei poveri disoccupati ai margini della societa', che si arrangiavano come potevano.

5

Il Buddismo era stato praticamente religione di stato nel periodo Nara (645-794), e prospera anche nel periodo Heian (794-1185), con la fondazione di templi, contatti con la Cina e fondazione di diverse scuole.

Il buddismo Zen arriva in Giappone attorno al 1200, con il monaco Eisai, la sua scuola enfatizza lo studio dei Koan (enunciati o quesiti illogici), poi il monaco Dogen (1200-1253) dalla Cina porta la pratica dello Zazen (scuola Soto); lo Zen assume importanza presso gli shogun Ashigaka (periodo Muromachi, 1338-1573), ove influenza l'arte, il cerimoniale di corte, l'architettura e crea quella che viene chiamata "cultura Zen".

6

Secondo le dottrine buddiste, per raggiungere uno stato superiore, di "illuminazione", occorre liberarsi di tutte le tensioni, fra cui anche quelle indotte dall'analisi razionale. Diverse scuole buddiste indicano diverse strade per raggiungere questo scopo, quella Zen pone l'enfasi alla meditazione. Nella pratica della meditazione (Zazen) occorre liberare la mente, ma farlo con un atto di volonta' induce tensione, quindi nella meditazione non si pensa a nulla, ma si lascia fluttuare la mente e si rilassa il corpo, i pensieri vengono, ma passano e scompaiono.

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Un aspetto complesso della relazione fra arti marziali e Buddismo e' che il Buddismo evita la violenza, come elemento che genera tensioni ed allontana dall'illuminazione, e predica il rispetto per la vita, mentre le arti marziali servono per uccidere. Lo sforzo di conciliare questi due aspetti e' presente fin dall'inizio, cosi' troviamo espressa l'idea che la violenza possa essere giustificata in caso di necessita': la morte di un malvagio puo' salvare molte vite; abbiamo quindi la "spada che dona la vita":idea espressa nel testo "Heiho Kadensho" del Samurai Yagyu Muneyoshi (~1630), che fu al servizio dei primi Tokugawa. Ma soprattutto si cerca di intendere la pratica delle arti marziali come un mezzo di miglioramento interiore (una specie di meditazione) e quindi un modo per migliorare se stessi e la societa'.

Il termine "do", che significa via, ma anche percorso, come percorso interiore, viene associato ai nomi delle discipline, e abbiamo Iai-do, Ju-do, Karate-do. Nel karate Funakoshi cambio' anche gli ideogrammi perche' quello che prima significava mano (o tecnica) cinese divenisse "mano vuota", associando il termine allo stato di vuoto e calma interiore che si cerca nella meditazione. Nel karate c'e' anche il detto: "karate ni sente nashi": il karate non attacca per primo, e i kata iniziano con delle parate.

Queste tendenze le troviamo nei tempi passati, ma questa problematica e' presente anche in tempi recenti, accentuata dal pacifismo imposto ed assunto a ideologia nel Giappone post-bellico. Nello Iaido, nei kata Seitei, si specifica sempre bene che l'attacco anticipa una "intenzione ostile" e quindi e' una difesa; analogamente, nel libro "Falshing Steel" di Masayuki Shimaburo (la prima edizione credo sia degli anni 50), trovo mezza pagina a giustificare il kata Oikaze (Koranto nello stile Shinden), ove chiaramente si corre dietro al nemico per colpirlo mentre fugge. Ma poi nei kata dello stile Jikiden mi trovo i kata "Itomagoi", ove si uccide mentre si fa il saluto, cosa difficilmente giustificabile dal punto di vista morale.

Ma noi dobbiamo capire, e accettare, che nella spada ci fossero aspetti violenti, propri di un periodo difficile, ove la vita contava poco; ammazzamenti, carestie e pestilenze erano all'ordine del giorno, guerre e rivolte finivano nel sangue e le condanne a morte venivano eseguite per crocifissione o bollitura.

Lo stesso "Seppuku" va visto in questo contesto antico: era un privilegio concesso ai Samurai, che non venivano giustiziati come i malfattori comuni. Inoltre vigeva il principio della responsabilita' collettiva, e le colpe del singolo ricadevano su tutto il gruppo: la famiglia, o il clan. Il Seppuku poteva essere un modo di salvare la famiglia; d'altro canto, in certe situazioni, farsi prendere vivi poteva non essere una buona idea, visto come venivano trattati i prigionieri e i condannati; in questo contesto il suicidio rituale puo' essere inteso come un atto di estremo orgoglio in situazioni disperate.

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Guerra cine-giapponese: 1894-1895; guerra russo-giapponese: 1904-1905; annessione della Corea: 1910. E poi guerra con la Cina e presa di Nanchino nel 1937; patto con Hitler e Mussoline nel 1940. Attacco a Pearl Harbor nel 1941: segui' la guerra del Pacifico contro gli Stati Uniti. Dopo i successi iniziali i Giapponesi dovettero soccombere alla potenza industriale ed economica dei nemici. Il Giappone, in pratica distrutto, si arrese nel 1945; fino al 1951 fu occupato da truppe Americane; fu imposto un governo democratico, la completa smilitarizzazione ed una costituzione democratica e pacifista che concedeva perfino diritto di voto alle donne.

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L'associazione ZNKR, "Zen Nihon Kendo Renmei" o "All Japan Karate Federation" e' l'organizzazione del Kendo in Giappone, vedi: http://www.kendo-fik.org/english-page/english-page2/What-is-AJKF.htm o anche: http://www.kendo.or.jp/. Ci sono anche altre organizzazione che promuovono lo Iaido, di minor dimensioni, come la ZNIR: vedi: https://www.iaido.or.jp/znir.html oppure: https://en.wikipedia.org/wiki/All_Japan_Iaid%C5%8D_Federation , alcune non hanno attivita' fuori dal Giappone.

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