ROMA: I pasti dei poveri

 

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Pasto in una popina

La maggior parte dei Romani, soprattutto quelli che abitavano in campagna, basava la propria alimentazione su pane e pappa di cereali, verdure di stagione, cavoli, cipolle e formaggi di pecora e di capra accompagnati con uova, legumi e, più di rado, con la carne, il cibo più costoso.
Tuttavia coloro che non possedevano un fornello o che trascorrevano tutto il giorno fuori casa potevano pranzare a buon prezzo in un popina (osteria),oppure accontentandosi di uno spuntino al thermopolium,una specie di bar con tavola calda.
Qui si mangiavano in piedi pasti a base di focacce, uova, minestre e vino. Dietro il bancone a servirei clienti c'erano uomoni o donne, per la maggior parte schiavi.
Il farratum era uno dei piatti preferiti dai Romani; era una polenta di farina di farro che si poteva gustare in versione dolce o salata. La si mangiava quotidianamente, in ogni famiglia, come oggi cuciniamo la pasta, variando solo il condimento.
All'interno degli stabilimenti termali,nei mercati e nei pressi dei luoghi di svago c'erano chioschi che servivano pesce fritto, polpette di carne, salsicce e lupini salati.